Descrizione
Il complesso è costituito da un'area forestale con un bosco ceduo di specie quercine; è presente un'area attrezzata per la sosta e per permettere pick-nic con punti fuoco dove accendere fuochi in piena sicurezza.
Nell'area si rileva la presenza di un parco archeologico con la presenza di grotte naturali abitate in epoca preistorica.
Tale complesso di grotte fruibile dai turisti grazie a percorsi attrezzati è illuminato grazie un impianto fotovoltaico realizzato dall'allora Comunità Montana del Cetona ed oggi gestito e mantenuto dall'Unione dei Comuni.
L'area del Parco è costituita da un'estesa placca di travertino, formatasi durante il Quaternario, dalla quale, in vari momenti, si sono staccati dei grossi blocchi.
L'accatastamento di questi blocchi ha dato origine ad una serie di cavità, cunicoli, interstizi, spesso collegati fra loro, che furono utilizzati dalle popolazioni preistoriche come luogo di abitazione o di sepoltura.
Fu Umberto Calzoni, su incarico della Soprintendenza alle Antichità d'Etruria, a portare alla luce, fra il 1927 e il 1940, notevolissime testimonianze archeologiche esplorando sistematicamente molte delle cavità naturali presenti nella zona.
Intorno alla metà degli anni '80 del Novecento, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha promosso una ripresa delle ricerche in collaborazione con l'Università di Siena, cui, successivamente, si è affiancato il Museo Civico di Cetona. Questa nuova fase delle ricerche è tuttora in corso.
L'attuale itinerario di visita tocca alcune delle principali cavità scavate dal Calzoni, quali la Grotta di Gosto, la Grotta Lattaia, la Grotta di San Francesco, l'Antro della Noce e del Poggetto, la Grotta della Carbonaia e i siti oggetto di ricerche recenti.
L'area è caratterizzata inoltre dalla presenza di consorzi vegetali che mostrano scarsi segni di intervento antropico. Funzionalmente collegato al Parco è il Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona che documenta le varie fasi del popolamento umano nel territorio, a partire dal paleolitico fino alla fine dell'età del bronzo.
Recentemente nell’area è stato realizzato l'Archeodromo di Belverde, uno spazio adeguatamente attrezzato da utilizzare come laboratorio didattico all'aperto. Il percorso comprende la ricostruzione di un insediamento riferibile all'età del bronzo, una cavità naturale nella quale è allestito un abitato paleolitico, un settore destinato alla simulazione di attività di scavo archeologico, collegati da un itinerario nel bosco che tocca alcuni dei punti più suggestivi e panoramici dell'intero territorio.
La visita prende avvio dal Centro servizi del parco, al cui interno sono allestite aule per attività didattica, un punto informazioni, sosta e ristoro per i visitatori.
Link:
Museo Civico per la Preistoria del Monte Cetona
Video:
Umberto Calzoni a Cetona
Umberto Calzoni, dopo le prime pubblicazioni sulle ricerche nel territorio diventa direttore del Museo Archeologico di Perugia, che tuttora conserva nella sezione preistorica i reperti dei suoi scavi nelle grotte di Cetona. Conserverà l'incarico fino al 1957. Dal 1927 al 1935 si dedica agli scavi nelle grotte di Cetona (Siena), incoraggiato dal ritrovamento di reperti dell'Età dl Bronzo. Alla fine di questa fase di ricerca ha una disponibilità di materiale tanto prezioso e di primo ordine, da invitare il Soprintendente di Firenze con una espressione liberatoria "Ti mostrerò cose mai viste". Un nuovo orizzonte culturale avrebbe rivelato straordinarie testimonianze dell'Età del Bronzo, fino ad allora ignote in Italia, tanto da indurre gli studiosi a rivedere le ipotesi sulla preistoria italiana.
Umberto Calzoni, dopo le prime pubblicazioni sulle ricerche nel territorio diventa direttore del Museo Archeologico di Perugia, che tuttora conserva nella sezione preistorica i reperti dei suoi scavi nelle grotte di Cetona. Conserverà l'incarico fino al 1957. Dal 1927 al 1935 si dedica agli scavi nelle grotte di Cetona (Siena), incoraggiato dal ritrovamento di reperti dell'Età dl Bronzo. Alla fine di questa fase di ricerca ha una disponibilità di materiale tanto prezioso e di primo ordine, da invitare il Soprintendente di Firenze con una espressione liberatoria "Ti mostrerò cose mai viste". Un nuovo orizzonte culturale avrebbe rivelato straordinarie testimonianze dell'Età del Bronzo, fino ad allora ignote in Italia, tanto da indurre gli studiosi a rivedere le ipotesi sulla preistoria italiana.